Sul panorama della nutrizione umana è comparsa una nuova tipologia di dieta: la dieta plant-based, una sorta di evoluzione della dieta vegana.

 

 

 

 

Del resto, se ci pensi bene i cibi che rientrano nel “vegan” possono essere tanti, forse anche troppi, purché esclusivamente di origine vegetale o non animale. Ad esempio, il tofu è vegan ma lo è anche una pizza surgelata o addirittura la coca-cola.

Ecco quindi che non si verifica alcuna correlazione diretta fra mangiare vegano e mangiare sano.

Quest’ultima considerazione l’ho potuta appurare con i miei occhi durante le mie visite poiché ho avuto molti pazienti vegani che mangiavano solo pane e pizza, addirittura poca verdura e niente legumi.

Per fortuna, rispetto allo stile vegano in voga una decina di anni fa, negli ultimi anni ha preso vita uno stile di dieta più “elastico”, meno irrigidito sull’origine biologica del cibo e più concentrato sul concetto di genuinità.

Infatti, la “PLANT BASED DIET” è in cima alle linee guida e raccomandazioni alimentari per una corretta nutrizione e per la prevenzione di diverse malattie legate a quello che mangiamo.

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La dieta plant-based comprende tutti i tipi di frutta, verdura, cereali integrali, legumi, noci e semi, erbe e spezie minimamente lavorati ed esclude tutti i prodotti di origine animale, inclusi carne rossa, pollame, pesce, uova e latticini.

Ma attenzione! Sulla definizione precisa di cosa possa essere out e in nella dieta plant-based ancora ci sono dei dubbi.

Infatti, uno degli istituti più autorevoli al Mondo in ambito nutrizionale – la Harvard School of Public Health – ha compreso nel suo “plant-based meal”, oltre a tutte le fonti vegetali, anche alimenti proteici di origine animale.

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Anche la British Dietetics Association – l’associazione di dietisti professionisti della nutrizione più grande del Regno Unito – non esclude categoricamente i cibi di origine animale dalla definizione di plant-based diet.

A questo punto, qual è la definizione corretta?

Ammesso che esista una definizione più corretta dell’altra, la mia risposta è sempre e solo nell’equilibrio giusto fra gli abbinamenti e la genuinità degli ingredienti.

Del resto, nel campo della salute e dell’alimentazione ciò che conta è seguire sempre il corretto equilibrio fra tutti i macronutrienti, mirando alla scelta consapevole di ciò che si mette sul tavolo. La mia dieta non ha un’etichetta e non seguo un’unica filosofia alimentare.

Cerco di essere sempre aggiornato sui nuovi stili sia per il mio lavoro di dietista e nutrizionista che per la mia salute. Ogni volta che faccio la spesa la faccio con la consapevolezza delle mie scelte.

Fare una spesa consapevole, scegliendo alimenti prodotti da allevamento e agricoltura biologica e a chilometro zero vuol dire mangiare sano, pensando alla propria salute e a quella dell’intero pianeta.

Ecco perché #mangiasano è il mio hashtag preferito e l’unica credenza che seguo in questo campo è il pieno rispetto dei terreni e del lavoro dei contadini.

 

Fonti: https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/30513704/

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC5466934/

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC4991921/

https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/10479241/