cañihuaSpesso vi ho consigliato di variare i cibi sulle vostre tavole, senza far necessariamente ricorso ai “soliti” cereali. A tal proposito, oggi voglio parlarvi di un seme poco conosciuto proveniente dalle Ande in Sud America: la cañihua. Questo seme nasce da una pianta erbacea di colore scuro simile alla quinoa detta cañihua oppure cañahua. Assieme ai più diffusi amaranto e quinoa, la cañihua è ricca di amminoacidi essenziali per il nostro organismo e costituisce uno degli alimenti principali delle popolazioni andine. La sua coltivazione resiste al gelo, ai parassiti, alle malattie e alla siccità, senza far ricorso ad erbicidi e pesticidi. Al contrario della quinoa, la cañihua è priva di sostanze dal sapore amaro dette saponine, quindi non deve essere risciacquata prima della cottura. Dal seme di cañihua si ricava una farina ideale da usare nella preparazione delle minestre, dei dolci e perfino delle bibite. Dal punto di vista nutrizionale contiene calcio, magnesio, vitamina E e fosforo. Fornisce, inoltre, un alto apporto di proteine a fronte di un basso contenuto di grassi. Si tratta dunque di un seme energetico (1437 KJ-342 Kcal ogni 100 grammi) e con un valore proteico interessante, utile nell’alimentazione vegana o vegetariana.

Inoltre, offre molti benefici per la nostra salute:

  • favorisce la digestione, per esempio basta consumarne due cucchiaini con un bicchiere d’acqua bollente e zenzero;
  • riduce il colesterolo cattivo;
  • aiuta il sistema cardiovascolare

Alcune volte mi avete chiesto quali alimenti scegliere in una dieta priva di glutine. La farina di cañihua rappresenta una risposta soddisfacente ed innovativa alle vostre domande, infatti è senza glutine.  Rispetto alla sempre più popolare quinoa, la coltivazione della cañihua avviene ancora su piccola scala e non va a ledere l’ecosistema, rimanendo quindi sostenibile. A non essere molto sostenibile è, invece, il prezzo: dai 18 ai 20 euro un solo chilo di semi! A mio parere, a causa dell’alto costo, la cañihua può essere considerata solo come una tantum nella dieta settimanale, dando così maggiore spazio ai più “economici” carne e pesce, ovvero le proteine nobili per eccellenza, e anche a cereali più nostrani e meno esotici, come farro, orzo, sorgo, grano Khorasan.

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