Dalla stracciatella al pollo arrosto, il menu classico della tradizione unisce l’Italia da Nord a Sud, con alcune eccezioni di regione in regione, di città in città.

La tavola delle feste, immancabile il 25 dicembre a pranzo, è un rito che fa parte della memoria e dei riti di ogni famiglia, intrecciando così il sacro al profano. Il piacere della gola contribuisce a santificare la festa. In più, la convivialità durante il pranzo del 25 rimane un rito con un grande significato affettivo soprattutto in questi anni in cui le persone si sentono più sole.

Tortellini, carni farcite, dolci alla frutta candita e profumi di spezie inebriano le cucine di tutta Italia. Una liturgia sensoriale che anno dopo anno entra a far parte del corredo di una famiglia, per poi trasmettersi ai discendenti, come fosse un’eredità inestimabile.

 

 

Tutte le fasi di preparazione del pranzo natalizio, ma anche della cena della Vigilia, profumano di ritualità. Dalla spesa, decisa già da tempo e minuziosa fino all’ultimo dettaglio, al momento della tavola, quando la poesia della condivisione scalda i cuori e fa dimenticare le preoccupazioni.

Un’usanza antica, un giorno tanto atteso, un pranzo che ricorre sempre allo stesso modo ma con dettagli diversi, ricette modificate e spezie aggiunte.

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Ad unire i giorni di Natale di ogni anno c’è un elemento in comune: la sovrabbondanza. Anche nei periodi più bui, in cui la fame faceva parte della quotidianità, i nostri bisnonni risparmiavano denaro da gennaio a novembre per assicurarsi così l’opulenza almeno il 25 dicembre. Un ricordo ereditato dal mondo pagano quando si festeggiavano le cerimonie religiose con orge di cibo. Lo dice la parola stessa, orgia deriva dal greco ergo, ossia mangiare a sazietà per onorare gli dèi. Tutti i commensali riuniti attorno ad un tavolo, pronti a mangiare a costo di scoppiare pur di non rifiutare il cibo sacro e commettere un sacrilegio.

Un modo di fare comunità attraverso i cibi che si tramanda da millenni, passando dal mondo pagano a quello cristiano, superando la fame e le intemperie, fino ad arrivare ai giorni nostri, malgrado internet e la solitudine imperante.

Il calore dei fornelli riaccende il fuoco della convivialità, perché si sa… a Natale siamo tutti più buoni!