Quando si parla di cibo e salute è bene non dare mai nulla per scontato.
Ciò vale anche per una pratica che facciamo ogni giorno, spesso in automatico: lavare frutta e verdura.
C’è chi usa l’acqua del rubinetto ed elimina così soltanto la metà dei pesticidi presenti sul cibo.
Chi, invece, usa i disinfettanti ad ampio spettro e spreca così solo tempo e soldi.
Conosco anche chi usa l’aceto al 5% e riduce così gran parte dei pesticidi. Ma per arrivare ad una dose efficace bisogna usare ogni volta una quantità considerevole di aceto bianco.
Dunque, qual è la soluzione migliore?
Io uso l’acqua salata al 10%, ossia aggiungo una parte di sale a 9 di acqua per lavare frutta e verdura.
Ottimo è anche l’uso del bicarbonato di sodio. A questo proposito, uno studio condotto in America, svolto da parte del Dott. Lili He e dal suo team, ha visto come l’uso del bicarbonato di sodio abbia la capacità di eliminare quasi il 96% di residui di fitofarmaci. Il bicarbonato è efficace anche per la rimozione di batteri che possono essere presenti sulla superficie dei vegetali, tra cui l’Escherichia coli e la Salmonella.
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Come si usa il bicarbonato di sodio?
- Per prima cosa, lava con acqua corrente frutta e verdura per eliminare residui di terra e polvere.
- Una volta fatto, procedi a riempire il contenitore con acqua fin quando la verdura (o la frutta) venga completamente sommersa, poi aggiungi il bicarbonato (un cucchiaio di bicarbonato è sufficiente per un litro d’acqua).
- Lascia in ammollo per almeno 5 minuti.
- Infine, sciacqua nuovamente la frutta o la verdura sotto l’acqua corrente prima di consumarla.
Frutta e verdura biologiche vanno lavate?
Sì, certo. Io lavo anche i prodotti super-biologici provenienti dal mio orto a Pofi dove so con sicurezza che non si utilizzano i pesticidi.
È sempre consigliabile lavare i prodotti da orto per ridurre qualsiasi presenza di particelle inquinanti provenienti dal vento o dalla pioggia.
E per quanto riguarda i prodotti BIO che acquistiamo, varie ricerche hanno evidenziato la presenza di residui di pesticidi nell’11% dei campioni biologici alimentari esaminati.
In questo caso possono entrare in gioco tre fattori:
- impiego accidentale o fraudolento delle sostanze chimiche;
- contaminazione dai campi confinanti a coltivazione tradizionale;
- presenza nel terreno di inquinanti persistenti, come il DDT.
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