BLISS POINTIl bliss point del cibo

Ecco come le industrie studiano i nostri gusti e comportamenti alimentari per creare prodotti da dipendenza

 

Qualche anno fa, il premio Pulitzer Michael Moss ha pubblicato un libro dal titolo “Salt Sugar Fat: How the Food Giants Hooked Us”. Moss ricostruisce il percorso intrapreso dalle multinazionali americane del food nelle ricerche di marketing e nelle campagne sui prodotti a partire dalla fine degli anni ’90.

Nel mondo industriale, in particolare negli USA, si dedica molta attenzione alla creazione di cibi confezionati o precotti che stimolino il piacere fino ad una sorta di assuefazione o addirittura dipendenza, tanto da aver dato origine alla definizione BLISS POINT. Per BLISS POINT, riferito al cibo,  si intende il punto di massima beatitudine indotta da un alimento. Gli alimenti, infatti, sono in grado di generare una grande produzione di neurotrasmettitori, in particolare la dopamina che dà un senso di piacere molto simile a quello sessuale. La dopamina, però, non si accumula e per ottenere sempre la stessa sensazione di piacere l’uomo può mangiare in quantità abbondante l’alimento desiderato oppure mangiarlo frequentemente. Nessuna delle due opzioni, però, risulta la strada migliore da percorrere.

Quando mangiamo cibo “spazzatura” (junk food) si attiva un meccanismo simile alla dipendenza da droga, che vale non solo per i dolci ma anche per tanti altri alimenti, soprattutto i prodotti salati e le bibite. Zucchero, sale e grassi vengono esaltati l’uno grazie all’altro. Ad esempio, nel pane a lunga scadenza c’è una presenza marcata di zuccheri, spesso in sostituzione di ingredienti più costosi. Nelle patatine fritte, il sale viene sottoposto a polverizzazione estrema per rendere più forte la percezione sulla lingua.

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Essendo diversa la percezione del dolce e del salato negli adulti e nei bambini, i prodotti destinati alle varie categorie sono calibrati in modo diverso nella ricerca industriale del cosiddetto BLISS POINT. Di certo, la ricerca inconscia di questa soddisfazione gustativa condiziona la nostra alimentazione molto più di quanto non si creda. Crediamo di essere liberi nelle nostre scelte, ma in realtà facciamo parte di un grande “Truman Show” dove tutto è già programmato da qualcun altro. La pubblicità non è l’unico mezzo di manipolazione di massa. Le aziende alimentari utilizzano altri elementi per veicolare i nostri acquisti: zucchero, grassi e sale. Mescolando le dosi di questi ingredienti, nei loro laboratori elaborano dei grafici da cui viene fuori il cosiddetto BLISS POINT.

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Da questi grafici si ottiene una U capovolta a significare che l’apprezzamento di quel dato prodotto aumenta in maniera proporzionale con l’incremento di zucchero, grassi e sale. Questo, però, avviene solo fino al “punto di rottura”. Da questo punto in poi, aggiungere altro zucchero, altri grassi o altro sale non diventa solo uno spreco ma diminuisce l’attrazione del consumatore verso quel cibo.
Nel mondo del marketing, anche la sistemazione di alcuni articoli vicino alle casse dei supermercati non è casuale. In quel punto non ci troverete la carne, il pesce, la frutta o la verdura, ma bibite zuccherate, caramelle, cioccolatini e gelati. Lì i consumatori, spinti dalla noia o dalla fame, vengono colti in un momento di debolezza e ci sono molte probabilità che si abbandonino ad acquisti non preventivati.

Sempre più numerosi sono gli studi che si dedicano a questo argomento, anche in ragione dell’importanza di ristabilire delle abitudini sane rispetto agli impulsi istintivi dettati dall’alimentazione “spazzatura”, che sembrano più potenti delle imposizioni razionali. Per il consumatore vi è una grande differenza fra il piacere che può ottenere con un alimento naturale e il piacere che proviene da un alimento artificiale e costruito per creare dipendenza. Del resto, il cibo del piacere dev’essere una pausa di qualità da gustare e non una scelta indotta da un’abile ricerca industriale. Come risulta dalla conclusione di uno studio dello USDA Human Nutrition Research Center on Aging (Tufts University) pubblicato sulla rivista Nutrition & Diabetes, è necessario riabituare il cervello alla preferenza verso il cibo sano rispetto al junk food.

Ecco delle azioni che possiamo fare per migliorare le nostre abitudini: riabituare l’organismo al piacere degli alimenti benefici per la nostra salute come frutta, verdura, carne e pesce freschi (senza l’abuso di esaltatori del gusto), ridurre gli alimenti molto grassi e dolci che portano ad una assuefazione che spinge a mangiare questo tipo di cibo anche quando si è sazi, costruire un giusto equilibrio tra il piacere del gusto e l’alimentazione giornaliera.