Crackers, wurstel, pane industriale: questi sono alcuni dei cibi ultraprocessati che mangiamo ogni giorno. Facciamo bene a portarli in tavola? Scoprilo nel mio articolo

 

di Loreto Nemi, dietista e nutrizionista, docente universitario

 

In un mondo sempre più veloce, dove la praticità spesso guida le nostre scelte alimentari, gli alimenti ultraprocessati (UPF – Ultra-Processed Foods) sono diventati una presenza fissa nelle nostre dispense e nei nostri frigoriferi. Snack confezionati, merendine, bibite zuccherate, piatti pronti e surgelati sono solo alcuni esempi di questi prodotti che, pur essendo comodi e gustosi, nascondono insidie per la nostra salute.

 

Ma cosa sono esattamente i cibi ultraprocessati? Perché sono considerati dannosi? E cosa ci dice la scienza al riguardo?

Scoprilo nel mio articolo…

 

Cosa sono gli alimenti ultraprocessati?

I cibi ultraprocessati sono prodotti industriali realizzati grazie ad una lunga lista di sostanze artificiali come aromi, coloranti, conservanti, emulsionanti, dolcificanti e altri additivi chimici. E spesso accompagnati anche anche da zuccheri, sale e grassi vegetali non sani. Si tratta di ingredienti studiati ad hoc dalle grandi catene industriali per migliorare il sapore, l’aspetto e la durata del prodotto, come spiego anche qui.

Il problema è che, oltre a essere poveri di nutrienti utili, possono avere un impatto negativo significativo sulla salute.

Cosa dice la scienza: i rischi associati ai cibi ultraprocessati

Negli ultimi anni, numerosi studi hanno indagato il legame tra consumo di alimenti ultraprocessati e l’insorgenza di varie patologie. Ecco cosa è emerso:

 

1. Declino cognitivo

Uno studio condotto su oltre 10.000 adulti brasiliani ha rilevato che un’elevata assunzione di UPF è associata a un deterioramento accelerato delle funzioni cognitive, in particolare di quelle esecutive (Gonçalves et al., 2022)

 

2. Obesità e sindrome metabolica

I cibi ultraprocessati sono spesso ipercalorici, ricchi di zuccheri, grassi saturi e sale, ma poveri di fibre e micronutrienti. Non sorprende che il loro consumo sia correlato a obesità addominale, ipertensione e disturbi metabolici (Hansol Park et al., 2024). 

 

3. Diabete di tipo 2

Un aumento del 10% nel consumo quotidiano di patatine confezionate, merendine e caramelle è stato associato a un incremento del 15% del rischio di sviluppare il diabete di tipo 2, indipendentemente dalla qualità complessiva della dieta (Srour et al., 2019). 

 

4. Rischio cardiovascolare

Gli alimenti ultraprocessati possono contribuire a infiammazione sistemica, alterazioni della composizione lipidica e aumento del peso corporeo, tutti fattori di rischio per malattie cardiovascolari (Srour et al., 2019).

 

5. Demenza

Uno studio recente ha collegato l’assunzione elevata di cibo industriale, ricco di ingredienti eccessivamente elaborati ad un rischio maggiore di demenza, incluso l’Alzheimer. Al contrario, sostituirli con cibi minimamente processati ha dimostrato una riduzione del rischio del 19% (Li et al., 2022). 

 

6. Cancro

Alcune evidenze indicano un legame tra UPF e un maggior rischio di tumori, in particolare del colon-retto. Tuttavia, l’effetto può variare in base ai tipi di ingredienti usati nei diversi Paesi (Fiolet et al., 2018). 

 

Perché fanno così male?

Spesso mi capita che i miei pazienti mi chiedano esplicitamente: “Dottore, perché i cibi confezionati fanno male alla salute?”

Oltre agli effetti documentati, ci sono diverse ragioni fisiologiche per cui i cibi ultraprocessati risultano problematici:

 

  • Bassa qualità nutrizionale: ricchi di calorie “vuote” e poveri di nutrienti essenziali.
  • Alterazione dell’appetito: la combinazione di additivi e consistenze artificiali può confondere i segnali naturali di sazietà.
  • Presenza di sostanze dannose: come gli acrilammidi o i grassi trans, potenzialmente tossici.
  • Effetto cumulativo: il consumo regolare, anche in piccole dosi, può contribuire all’accumulo di danni nel tempo.

Leggi anche: Meal Prep: come organizzare la dieta della settimana in modo facile e veloce

Come puoi ridurre il consumo di questi cibi?

Ecco alcuni consigli che do ai miei pazienti:

· Leggi le etichette: se un prodotto ha una lunga lista di ingredienti sconosciuti, è probabile che sia ultraprocessato.

· Preferisci alimenti freschi e integrali: frutta, verdura, legumi, cereali integrali e proteine magre dovrebbero essere alla base della tua alimentazione.

· Cucina di più in casa: anche piatti semplici preparati con ingredienti naturali sono nutrizionalmente superiori rispetto ai prodotti confezionati.

 

Conclusione

Prenditi cura di te stesso partendo dalla tavola!

Ricorda che ridurre il consumo di alimenti ultraprocessati non significa rinunciare al gusto o alla praticità, ma significa scegliere consapevolmente ciò che metti nel piatto.

Scegliere “cibo vero”, che assomiglia a quello che trovi in natura, è un passo importante per proteggere la tua salute a lungo termine.

Se vuoi saperne di più su come migliorare la tua alimentazione in modo semplice e sostenibile, contattami per una consulenza personalizzata.