La malattia diverticolare del colon è un concetto clinico comprendente pazienti sintomatici ed asintomatici, con diverticoli falsi, localizzati soprattutto nel colon sigmoideo.

Il diverticolo è una estroflessione sacciforme della mucosa e della sottomucosa.

Essi sono solitamente multipli e interessano la regione sigmoidea del colon, risparmiando il retto. Sono frequenti negli anziani, molte volte sono asintomatici e non rivestono di per sé significato patologico.

Si parla di diverticolosi quando ci si riferisce ad una situazione in cui sono presenti uno o più diverticoli asintomatici.

Invece, si parla di malattia diverticolare quando compaiono i sintomi. In quest’ultimo caso, distinguiamo ulteriormente in sintomatica non complicata o complicata.

La comparsa delle complicanze è correlata allo sviluppo di una infiammazione pericolica di uno o più diverticoli interessati da microperforazioni (in questo caso di parla di diverticolite).

La patogenesi della formazione del diverticolo del colon può essere ricondotta ad una intrinseca “debolezza” della parete, specie per lassità del tessuto muscolare ed elastico. Per la legge di Laplace (P=T/R) più è ampio il calibro  (R=raggio) del lume di un condotto e minore è la pressione (P) endoluminale. Dunque, uno scarso volume di contenuto intestinale accentua la pressione intraluminale, mentre un volume elevato la riduce (distende l’ansa ampliandone il calibro).

Abitudini alimentari in cui  è presente un consumo eccessivo di alimenti raffinati (carni, grassi, cibi conservati) e un basso consumo di alimenti ricchi di fibre (come frutta, verdura e legumi, cereali integrali) sono la prima causa di una più elevata prevalenza della malattia diverticolare del colon. Questo tipo di alimentazione è più diffusa nelle popolazioni occidentali industrializzate rispetto ai paesi sottosviluppati in cui c’è un maggior consumo di verdura e frutta e, quindi, una minore incidenza della patologia.

Nei casi di diverticoli asintomatici, può essere suggerita l’adozione di una dieta ricca di fibre. In particolare, l’uso di fibre vegetali, mucillagini, antispastici, probiotici e una profilassi delle ricadute con cicli mensili di antibiotici intestinali (rifaximina, in questo caso rivolgersi al proprio medico o al gastroenterologo).

Gli episodi di diverticolite sono nella maggioranza dei casi dominati con terapia medica (antibiotici locali e sistemici  come metronizadolo, mesalamine), dieta liquida o nutrizione parenterale.

Dieta

In presenza di diverticolosi, bisognerà aumentare ulteriormente la quantità di fibra (l’OMS e l’INRAN consiglia 20 g per ogni 1000 kcal, quindi arrivare ad un consumo giornaliero dai 30 ai 40 g), aumentando il consumo di cereali integrali (bastoncini di crusca, pane e pasta integrali, farro, orzo, verdura e frutta) e di acqua.

In presenza di diverticolite, occorre prendere dei provvedimenti modificando la dieta. Stranamente la dieta per la diverticolite è l’opposto di quella per la diverticolosi: infatti durante la comparsa dei sintomi è bene diminuire l’apporto di fibre per “calmare” il colon finché l’infiammazione non sia cessata.

E’ opportuno abolire spezie, cibi piccanti, alcolici, bevande gassate, semi oleosi (semi di sesamo, semi di lino, semi di papavero ecc.), semi provenienti da frutta, legumi, cereali integrali e più in generale gli alimenti che possono provocare meteorismo (spumante, acqua gassata, panna montata, maionese). Consumare frutta senza buccia e centrifugata (ma non frullata, per evitare che l’alimento inglobi eccessive quantità di aria).

Evitare tutte le verdure ad eccezione della lattuga.

In casi gravi è anche opportuno la sospensione dell’alimentazione per os.

Una volta che i sintomi della diverticolite sono scomparsi, la dieta deve essere leggermente più specifica rispetto ai casi asintomatici di diverticolosi: bisognerà aumentare l’apporto di fibre (per esempio, consumando regolarmente cereali integrali) e seguire una dieta più controllata, evitando le abbuffate e limitando il consumo di carne e di cibi elaborati che tendono a transitare lentamente nell’intestino.

Per quanto riguarda l’introduzione di fibre oltre a fibre di tipo insolubile (cellulosa, lignina, come quelle dei cereali integrali) è opportuno utilizzare anche la verdura e la frutta ricche principalmente di fibre solubili e gelificanti.

Si consiglia un consumo giornaliero di frutta e verdura di almeno 5 porzioni sia cruda che cotta.

Le varietà di verdura più ricche di fibra sono agretti, asparagi, cavolfiore, carciofi, funghi, broccoli, melanzane, cicoria. Tuttavia, poiché è importante anche la capacità delle verdure di trattenere acqua per aumentare il volume delle feci, sono molto utili anche lattuga, radicchio, sedano e carote, cipolle (ricche di inulina).

Per quanto riguarda la frutta si consigliano mele (contenenti pectina), arance, pere, banane (ricche di inulina) tra le varietà in grado di trattenere maggiori quantità di acqua e dunque da preferire.

Alla frutta ed  alla verdura con i semi come l’uva, i kiwi, le fragole i frutti di bosco, cocomero, pomodori bisogna fare molta attenzione.  E’ importantissimo e necessario eliminare i semi o non introdurli affatto per impedire che finiscano nel diverticolo, provocando l’infiammazione.

I legumi sono da preferire passati.

E’ comunque necessario personalizzare la dieta a seconda dei casi e del paziente.

L’aumento del consumo di fibre vegetali deve essere graduale, per evitare o attenuare fenomeni temporanei di gonfiore e distensione addominale.

La fibra può essere assunta sia tramite gli alimenti che gli integratori dietetici, per esempio semi di psillium, oppure inulina, FOS o gomma di guar parzialmente idrolizzata . Questi prodotti vanno però assunti con molta acqua e lontano dai pasti, per evitare una possibile interferenza con l’assorbimento di sostanze importanti, come ferro, calcio e vitamine.

L’importanza dell’acqua

Poiché l’azione delle fibre vegetali è strettamente legata all’acqua, è indispensabile che la dieta sia accompagnata da abbondanti quantità di liquidi – circa 2 litri al giorno – sotto forma essenzialmente di acqua, preferibilmente lontano dai pasti. Oltre all’acqua può essere utile – ma senza eccedere – assumere tè, tisane, brodo vegetale, succhi e spremute o centrifughe di frutta.

Dott. Loreto Nemi © copyright®