Caratteristiche dei prebiotici

La definizione di prebiotico è riservata alle sostanze non digeribili di origine alimentare che, assunte in quantità adeguata, favoriscono selettivamente la crescita e l’attività di uno o più batteri già presenti nel tratto intestinale o assunti insieme al prebiotico. Con alimenti/integratori con prebiotici ci si riferisce a quegli alimenti che contengono in quantità adeguata, molecole prebiotiche in grado di promuovere lo sviluppo di gruppi batterici utili all’uomo.

 

La definizione di prebiotico quindi si basa sulla non-digeribilità e fermentescibilità selettiva da parte di alcuni gruppi batterici, senza porre limiti alla natura chimica, anche se la maggior parte dei prebiotici utilizzati sono carboidrati. I dati al momento disponibili sembrerebbero indicare che il grado di polimerizzazione e il tipo di legame dei monomeri, nell’ambito  dello stesso gruppo biochimico di prebiotici, possano avere un profondo influsso sulla efficacia dell’azione prebiotica (Grizard & Barthomeuf, 1999), anche se esistono eccezioni. Inoltre, anche nella stessa famiglia biochimica,i prebiotici si diversificano tra loro non solo per il grado di polimerizzazione ma anche per la tecnologia produttiva utilizzata.

Un prebiotico risulta dunque utile all’ospite perché stimola, in modo selettivo, la crescita e l’attività di alcuni batteri intestinali, promuovendone gli effetti benefici e riducendo gli effetti sfavorevoli di batteri patogeni. Diversi oligosaccaridi non digeribili hanno proprietà prebiotiche: tra questi vanno citati l’inulina, l’oligofruttosio, gli xilooligosaccaridi, i galattooligosaccaridi e gli iisomaltooligosaccaridi, il lattulosio.

I prebiotici devono avere i seguenti requisiti:

  • non devono essere idrolizzati né assorbiti nel primo tratto intestinale, ma devono giungere inalterati al colon;
  • devono servire come substrato selettivo di un numero limitato di batteri commensali;
  • devono essere capaci di modificare la microflora intestinale a favore di una composizione più favorevole;
  • devono indurre effetti luminali o sistemici benefici per la salute dell’ospite

Questi requisiti sono soddisfatti particolarmente bene dall’inulina e dall’oligofruttosio, che stimolano in modo selettivo la crescita di Bifidobatteri.

Effetti specifici dei prebiotici sulla microflora umana

Gli effetti sulla microflora umana comprendono la capacità di aumentare significativamente la popolazione dei Bifidobatteri  e di raggiungere il massimo già dopo una settimana di assunzione.

Il potenziale bifidogenico dei prebiotici è diverso a seconda del prebiotico considerato. La struttura del prebiotico, cioè la lunghezza della catena, il tipo di legame tra le singole unità che formano l’oligosaccaride e la presenza di ramificazioni o monosaccaridi diversi influenzano la specificità della fermentazione. In generale, i prebiotici con alto peso molecolare (lunghe catene) vengono fermentati più lentamente e rimangono più a lungo nel colon. La combinazione di prebiotici a lunga (inulina) e corta (oligofruttosio) catena produce un effetto sinergico sulla crescita della microflora. Ovviamente, anche la combinazione di prebiotici e probiotici (simbiotici) può aumentare i benefici fisiologici.

Secondo uno studio in doppio cieco, randomizzato e contro placebo, condotto su 200 soggetti supplementari con 10 grammi/giorno di prebiotici diversi per una settimana, i frutto oligosaccaridi a catena corta (scFOS), gli oligosaccaridi della soia, i galatto-oligosaccaridi e l’amido resistente tipo 3 sono risultati bifidogenici, mentre l’inulina a lunga catena e il lattusolsio no. In particolare gli oligosaccaridi della soia sono stati più efficaci.

I prebiotici stimolano in modo marcato la fermentazione e la crescita batterica nel colon prossimale con il risultato di far produrre acidi organici a corta catena e far diminuire il pH luminale. Un basso pH stimola a sua volta la crescita di Lattobacilli e Bifidobatteri, che bene si adattano ad un pH acido. Al contrario, i batteri indesiderabili ne vengono inibiti. Inoltre, gli acidi organici a corta catena favoriscono l’assorbimento di vari cationi, tra cui calcio, magnesio e ferro, concorrono (propionato) nel normalizzare i trigliceridi plasmatici, servono (butirrato) come fonte energetica per i colonociti ed incucono apoptosi di cellule pre-cancerose.

I prebiotici del tipo inulina aumentano l’assorbimento del calcio e del magnesio. L’inulina e l’oligofruttosio influenzano il metabolismo lipidico negli animali facendo diminuire la trigliceridemia.

L’inulina è la più importante fibra prebiotica, è un polisaccaride idrosolubile, che viene estratto con metodi naturali, principalmente dalla radice della cicoria. L’inulina passa inalterata nel tratto intestinale e qui viene utilizzata come fonte nutritiva dei batteri probiotici, ne migliora selettivamente la composizione e impedisce che alcuni germi possano prendere il sopravvento su altri. Questa fibra non interferisce inoltre con la normale assimilazione intestinale di sali, quali magnesio, zinco e calcio. Per queste loro caratteristiche i prebiotici di tipo inulinico sono stati denominati “colonic foods”, nel senso che sono alimenti che a livello del colon fungono da substrato per i batteri endogeni e cedono all’organismo ospite, energia e substrati metabolici.

Molti studi riportano la rilevanza della dose giornaliera per ottenere un’efficacia prebiotica. Il riferimento al termine prebiotico non può quindi prescindere dalla dose veicolata, all’interno di un consumo giornaliero “normale” e deve essere supportato, a somiglianza di quanto detto per i prodotti probiotici, da specifici studi.

I simbiotici

 

Un prodotto simbiotico è costituito da una mistura di probiotici e prebiotici che agiscono in sinergia per ottenere un effetto benefico sulla salute dell’individuo. I simbiotici mirano al miglioromento della sopravvivenza del microrganismo probiotico, in quanto, dalla combinazione, risulta immediatamente disponibile il substrato per la fermentazione, necessario alla colonizzazione del microrganismo nell’intestino.

I SIMBIOTICI PIU’ DIFFUSI

 

 

Bifidobacteria + frutto-oligosaccaridi (FOS)
Lactobacilli + Lactitolo
Bifidobacteria + galatto-oligosaccaridi (GOS)