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Dalle Alpi alla Sicilia, l’Italia è ricca di piatti tipici preparati in occasione del Natale. L’invidiato panorama gastronomico italiano riflette l’eterogeneità del nostro territorio. Infatti, ogni regione e/o provincia vanta una o più ricette tipiche del periodo natalizio, espressione della storia e della cultura culinaria del nostro Paese.

Nonostante le differenze, c’è sempre qualcosa che ci accomuna. In tutta Italia, ad esempio, si festeggia la Vigilia di Natale con cena solitamente a base di pesce. Il giorno seguente, il pranzo di Natale, è celebrato a tavola con il brodo di gallina. Quasi ovunque si chiude il lauto banchetto con la frutta secca (noci, nocciole, mandorle ecc.) e i tipici dolci natalizi. Il cotechino e lo zampone con le lenticchie, tipici piatti dei cenoni di capodanno, si consumano per il loro significato di abbondanza e mangiarli nella notte del 31 assicura un anno ricco e fortunato. Questa tradizione affonda le proprie radici nell’Antica Roma in cui si usava regalare una “scarsella”, ovvero una borsa di cuoio, legata alla cintura e contenente lenticchie, con l’augurio che si trasformassero in tante monete.

Alcuni piatti natalizi riflettono la tradizionale cucina “povera” dei nostri nonni con le verdure di stagione (zucca, radicchio, cavolfiori, verza ecc.) e i prodotti locali, altri diventano un concentrato di calorie, dando libero sfogo alla fantasia e ai piaceri della gola.

Si deve necessariamente rinunciare a tutte queste prelibatezze durante il periodo di Natale?

Molti dei miei pazienti mi chiedono come poter seguire la dieta davanti a queste invitanti portate. Il mio consiglio è di vivere in maniera serena i giorni di festa, cercando di controllare le porzioni, senza esagerare, assaggiando un po’ di tutto. Evitare il pane, limitare il consumo della frutta e dei dolci aiuta a non eccedere con le calorie e gli zuccheri. Non sono i cenoni della Vigilia o di Capodanno a farci ingrassare ma le abitudine sbagliate che abbiamo durante il resto dell’anno! Cercare di muoversi di più e prediligere le verdure durante i giorni successivi può aiutare molto. Un’ultima raccomandazione: non pesatevi subito dopo le feste!

teaser-natale31Ora vi propongo una carrellata di piatti tipici tradizionali divisi del Nord, del Centro e del Sud dell’Italia, per vedere cosa piace mangiare a noi Italiani durante questo periodo festivo!

SULLE TAVOLE DEL NORD…

In VAL D’AOSTA si mangia la carbonade valdostana (carne di manzo macerata nel vino e accompagnata dalla tradizionale polenta), la zuppa valpellinentze a base di cavolo verza, fontina, burro, brodo di carne, pane raffermo, noce moscata, cannella, sale e pepe ed anche la mocetta (un tipico salume valdostano).

 

In PIEMONTE non è Natale senza gli agnolotti e il gran bollito misto, così come in VALTELLINA non può mancare il cappone in brodo ed il panettone valtellinese (con poca pasta e molta uvetta, fichi e noci). Nel resto della LOMBARDIA la tradizione presenta i tortelli alla zucca e l’anguilla al cartoccio.

In VENETO si cucina il risotto al radicchio rosso, la polenta con il baccalà e gli gnocchi al sugo d’anatra.

In TRENTINO ALTO ADIGE si preparano i canederli, polpette insaporite con speck, pancetta e salame.

In FRIULI si portano a tavola la trippa con formaggio e sugo e la brovada e muset, una zuppa di rape e cotechino con polenta.

I tortellini in brodo e le lasagne primeggiano sulle tavole emiliane assieme al cotechino e alle lenticchie, fatta eccezione per Modena dove a Natale di preferisce il pesce (tonno, sgombro e acciughe).

SULLE TAVOLE DEL CENTRO ITALIA…

I toscani preparano i crostini di fegatini, ma anche l’arrosto di faraona e il cappone ripieno.

I marchigiani prediligono i tradizionali maccheroncini di Campofilone conditi con ragù di carne macinata di vitello e rigaglie di pollo.

In ABRUZZO si mangia agnello arrosto e bollito di manzo, mentre a Teramo si cucinano i caggionetti, ravioli dolci fritti.

In UMBRIA si preparano il cappone e il piccione ripieno.

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Le province del LAZIO offrono un’ampia varietà di piatti, pur avendo dei protagonisti in comune: il baccalà bollito o fritto in pastella, il capitone e il fritto misto di verdure. La cucina ciociara, a me molto nota essendo originario di Pofi, presenta piatti “poveri” ereditati dalla tradizione contadina come la stracciatella (minestra a base di uova sbattute, parmigiano e brodo di pollo, presente anche nella cucina romana), le crespelle (frittelle a base di farina, acqua e lievito, semplici oppure ripiene di baccalà, broccoli o altre verdure di stagione). Fra i dolci ciociari del periodo natalizio come non citare i susamelli (da non confondere con i susamielli napoletani), molto simili ai cantucci per forma e sapore, e i mustaccioli a base di cioccolata fondente.

SULLE TAVOLE DEL SUD E DELLE ISOLE…

In CAMPANIA la tradizione napoletana la fa da padrona: frittelle di baccalà, spaghetti “a vongole”, frittura mista e capitone profumano le cucine la notte del 24. Il 25 non può mancare, invece, la celebre “insalata di rinforzo” a base di cavolfiore, alici, olive e peperoni.

In BASILICATA si va dalla minestra di scarola agli strascinari conditi con ragù di carne mista fino ad arrivare alle pettole (frittelle di pasta lievitata) presenti anche nella tradizione pugliese assieme all’anguilla arrostita con alloro e alle cime di rapa stufate.

In CALABRIA si cucina la pasta china (pasta ripiena al forno) e il capretto al forno alle erbette e patate.

Fra le specialità siciliane del Natale non possono mancare le scacce ragusane al pomodoro, la pasta con le sarde, i cardi in pastella in brodo di gallina e gli anellini al forno con ricotta.

Infine, la SARDEGNA porta in tavola i culurgiones de casu (ravioli ripieni con sugo) e i malloreddus (gnocchetti di semola al sugo di salsiccia).

Questi sono alcuni dei piatti della vasta e variegata tradizione italiana durante il periodo natalizio. Alcuni hanno preso il sopravvento su tutta la Penisola, penso al panettone di origine milanese, altri rimangono un unicum da mangiare ed apprezzare soltanto in determinate località d’Italia. Molti di questi piatti sono nati dalla fantasia delle cucine dei poveri che potevano mangiare la carne rare volte, spesso accontentandosi delle frattaglie o dei tagli meno pregiati (come nella stracciatella ciociara). Il discorso vale anche per il pesce in cui il baccalà e il capitone, un tempo poco pregiati, rappresentavano un’eccezione sulle tavole delle famiglie meno agiate.

Godetevi le feste, assaggiate senza esagerare con le porzioni, e magari per recuperare un po’ dopo le feste, facendo  un paio di giorni un’alimentazione ricca di verdure crude e cotte, limitando i carboidrati.
Ricordate, non sono i 4-5 giorni di eccessi che fanno ingrassare ma piuttosto le abitudini alimentari consolidate durante l’anno, sono gli altri 360 giorni in cui bisogna mangiare bene avere un’alimentazione equilibrata e controllata. Il detto dice “non si ingrassa tra Natale e Capodanno ma tra Capodanno e Natale”.

Auguri di BUON NATALE ! :-)

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